La geotermia, considerata una fonte di energia rinnovabile, si basa sullo sfruttamento del calore della terra (mediamente 10-12 °C) per generare calore attraverso un sistema in pompa di calore. 
 
Infatti un impianto geotermico è quindi un’implementazione sull’utilizzo delle pompe di calore con scambio termico attraverso la temperatura del terreno.
 
Come tale, la pompa di calore geotermica non ha l’unità ventilante per lo scambio con l’aria, ma bensì un sistema di scambio a mezzo di tubazioni in polipropilene annegate nel terreno, capaci di dissipare il calore di processo o di captare il calore del terreno a seconda del loro funzionamento.
 
Tali sistemi sono una delle risposte, ad oggi sul mercato, per alleggerire le bollette e contribuire a ridurre l’inquinamento ambientale principalmente in quelle applicazioni a fabbisogno termico costante e continuativo nell’arco dell’anno.
 
Tali sistemi (bassa entalpia), sfruttando il calore del terreno come serbatoio ed abbinandolo ad una pompa di calore, permettono ad un edificio di riscaldarsi di inverno e raffrescarsi d’estate.
 
Lo scambio termico, che avviene a mezzo di sonde inserite nel terreno, varia a seconda della locazione geografica dell’edificio stesso. 
 
Utilizzi / applicazioni
 
Particolarmente interessante la sua applicazione su abitazioni di basso impatto energetico e con forti utilizzi di acqua calda sanitaria.
 
L’utilizzo degli impianti geotermici è consigliabile in presenza di sistemi di riscaldamento a bassa temperatura, nei quali il liquido vettore del riscaldamento gira a temperature di 26-30°C.
 
Essendo infatti una pompa di calore, ha dei limiti funzionali di massima temperatura raggiungibile, che si aggirano tra i 50-55°C, temperature limite inferiore per il funzionamento di impianti ad alta temperatura (termosifoni).
 

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schema impianto geotermico     sonde geotermiche